Facci ‘i cira
Da bambino si nascondeva
negli oleandri, attento
a non fiatare
Spiava l’oro addosso
di alcune donne che si sbrigavano,
ambulanti squarciagola
carni a tratti vive di quartiere
sbieco di occhiate malsane
Pallido e fiero
mai comprese i gesti
il timore di non apparire,
si piegava nelle ossa
Da bambino si copriva
con le mani, spaventato dal sole
perché lo chiamavano facci’i cira*,
Sapeva di non poter cadere
in quel sogno vide Cristo
voltargli le spalle
Incapace di giocare e farsi finto
non fu buono neanche a morire.
*Facci’i cira – faccia di cera
Salvatore Leone 2013
Ti ringrazio della tua attenzione al mio blog.
Sommessamente mi chiedo cosa e quale possono essere i punti d’incontro tra le tue parole così ben dosate e musicali e il mio balbettare da bambina sfessata.
sheraconuninchino-sìdicuore+
Grazie Sherazade. E’ giusto avere uno scambio, condividere ciò che scriviamo, si impara da ognuno. Non credo che il tuo sia un balbettare, anzi, a proposito della bambina, perchè no, il segreto di una poesia è proprio quello 😉
grazie.