Poesia dell’inutile
Non sono un poeta
signore e signori dagli occhi stanchi
ma un geco appiccicato al muro che non ha notizie
del mare intorno, per quanto insista il sole
cerco la nicchia dove vomitare
e farmi a pezzi
Non so nulla dell’uomo che calpesta i miei prati
forse accenno un lamento, dormo in piedi
nella rima, trasfusione che si fa acqua
e m’invento cose buone per domani, l’aria
oppure sputo nel piatto – leccato ieri
quasi ingrato, senza lasciar traccia
Questa poesia – l’hanno chiavata bene
non ho versi da spremere nelle piazze
fetore che gonfia ogni vicolo, le cosce della gente
e con la signora metrica – siamo arrivati alle mani
il mio tremare non è affar suo
sembra che non si bagni da anni
Non so cantare, voglio solo un po’ di pace
lo scannatoio del necessario, è già noto
insieme a tutte le nostre prigioni
e non imbratterò nuove pagine
Vorrei somigliare al volo
almeno – tra le righe
anche se indiscreto sevizio
questo bianco, con un pronome personale
del tutto inutile
Salvatore Leone 2015
Un po’ di pace lo scannatoio del necessario – volare almeno tra due righe. Se può farti piacere hai la mia vicinanza e il mio affetto.
Grazie Tommaso 🙂
Hai una musicalità e una vicinanza umana bellissima! Sei proprio sicuro di non essere un poeta??? 🙂
Ciao Lila! Non lo so, io scrivo per pura passione, non ho pretese. Scrivere è un rifugio dove posso nascondermi per non essere definito cosa ancora una volta. Speriamo bene. 😉 Buongiorno!!!
Buongiorno a te! Sì, persone e non cose…
Quante onde di ribellione e brezza in questa poesia frastagliata e liberatoria.
Grazie margraces… 🙂