Qualcosa che non si muove
non mangio carne
mi affido al silenzio che ritrovo
e le distanze fatte coi coltelli
non baciano terra, grassume
quando nulla si butta dell’uomo
dovrei sapere di quel famelico giorno
che si alterna alla notte
del sole – luce riflessa di un astro morto
non chiedermi il dispiegare degli occhi
se riposo fitto a un bagliore
e m’innamoro di braccia che maltratto
parole inumate, gesta congelate come manzo
quella bocca , una conserva da sprecare domani
rinnego ogni angolo, martire, accenno d’aria
domande asciutte frantumano argini
e tu sei una risposta breve, scandita al collo
prego che sia polvere, acqua
m’innamoro di mani così interrate
è postura maniacale
un corpo fermo – oppure pazzia
qualcosa che non si muove
Salvatore Leone 2014
La stasi della pietra. Eppure basta una goccia, il più delle volte, a spezzarla.
E’ vero! Basta solo una goccia, ne so qualcosa 😉