Lunae immolati
Mi mordesti un orecchio
nei corridoi grigi di un vetusto edificio
al barcollo della scalea disfatta
mi abbrancasti un arto, il petto
e tra le ossa un fracasso all’alma
ed io, che ti affidai alla luna
mi guardasti con occhi di pece rappresa
un profilo d’ebano e riccioli di velluto nero
e nel verso un cinghiale ammodo
azzardasti – azzardasti
Amore – tra denti di maiolica bianca
farfalle d’ali angariate in bocche incomprese
odoravi come miele affranto ai piedi di un ulivo
soffocato dall’afa e figlio di un astro indifferente.
Salvatore Leone 2007