L’ebreo errante
Appena nato – non piansi
strattonato lì, su un tavolo
cento lumini e santi
credevano fossi morto
mi presero come un morto,
poi mi arresi alle scene d’acqua
e tutti gridarono al miracolo
quando nacqui, avevo già sbagliato
il mio venire al mondo
la regola del pianto
come l’ebreo errante
mi diedero tre nomi
uno che non perdesse la stirpe
il secondo, del martire decollato
e il terzo – lo ha detto il mio vicino
l’errante era congenito, nel sangue
annusando ogni angolo di terra
sabbia di un deserto a me caro
ghiaccio che rovina le ginocchia
dovrei confessarlo
ripudiato da ogni confine
e di questo vagare lungo il delirio
maledetto da ogni pietra e mare
non mi torna la morale
non ricordo che qualcuno abbia bussato
alla mia porta
appena nato – non piansi
sapevo già di non avere un posto
dove allungarmi rigido, e dormire.
Salvatore Leone 2015
Questa. Questa in particolare l’ho sentita sottopelle più volte. Come ho visto più volte tra i versi, Jonathan.
È bellissima!
Ciao Salvatore.
Grazie Jonathan! Sono molto contento che tu l’abbia sentita! E’ di oggi! Ciao, buona serata!
Oggi allora è stato un buon Giorno!
A te buon buio.