Una notte da clochard
destinato al futile
donnine, plastica e la seta
i miei capelli profumati
chiusi porte e finestre
così viziato, volevo essere
il miserabile, un’aura di lusso
disteso al gelo
ero il miserabile dei miserabili
anima pregiata che sorride nell’erba
le piansi addosso, brillava indifferente
volevo essere Carro, Orsa, Vega
bagnato – immerso nella via lattea
di ogni sorte apparente, asfalto, ponte
sul marciapiede, non sarò finalmente nudo
è commedia la luna
il freddo, l’orizzonte grigio
fingersi mano che rovista il tozzo di pane
sognavo d’essere il miserabile
addestrati ovunque di ceroni e parti
si muore per un angolo di cartone
accattorciato come foglia secca
ritornai nella mia inutile carne
Salvatore Leone 2013
“L’inutile carne”. In questo passaggio c’è tutta l’essenza.
Che elevazione! è il cartone per tutti.
Quando l’essenziale non è essenziale, va messo in scena comunque 😉 La vita di un clochard non è diversa da quella di un manager, bisogna sempre sopravvivere.
E’ sempre in scena. ma è più semplice non guardare ciò che si vede…
un giorno scrissi: ci rivedremo lì, in orizzontale, dove la vanità tace. ovvero, come hai ben detto tu: l’inutile carne.
Cavolo! E’ bella da star male…
Ciao lila! Grazie! 🙂
Ci vedo realtà, di quelle a braccia aperte ed occhi al cielo. Di quelle che punzecchiano gli occhi, perchè ce ne sono di cose che fanno male agli occhi e non solo.
E ci vedo metafora, di quelle che possono diventare tutto in un minuto e poi disfarsi e ricominciare daccapo.
Non so cosa pesa di più in questo mio sentire dopo aver letto, ma pesa e questo mi basta.
(ciao Salvatore, sempre un piacere venirti a trovare.)
Grazie a te, è un piacere! A presto! Un saluto, ciao! 🙂
struggente e luminosa….
davvero complimenti,
un saluto gentile
Barbara
Grazie Barbara, un saluto a te, ciao! 🙂
Questo pezzo è una meraviglia!
Grazie Sephiroth! 🙂
Vivere diverso ed uguale, ed in mezzo a tutto ciò, essere…
Esattamente bicicci! Un saluto, ciao!
Un caro saluto anche a te!
🙂