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Mi arrangio un pò

non amo le foto
il miracolo della visibilità
eppure mi ricordano
che da qualche parte esisto

se il torpore fosse carta bianca
dove spogliarsi, braccia aperte
e petto nudo di un attimo bagnato
saprei dirvelo

recupero la smorfia del dolore
le disgrazie che non so adorare
stanco di questa pace
che mi ha reso limbo, un cerchio asciutto
senza pretese e alcun nome

non sapevo più come baciarti senza sbagliare
e stamane ho l’arte di arrangiarmi
sceglierò un bel nome
nel putiferio della malacarne
laverò il viso con le mani
farò di me – buon uso

ti guarderò vasto
da una stupida menzogna che oso
indole del mio ardore
diventi prato, firmamento
mi abbracci, ci sei quasi

Salvatore Leone 2015

18 thoughts on “||\

  1. Nemmeno con un potente tele obbiettivo avresti potuto ritrarti così bene, la forza del brano sta nei versi molto curati, poca musica ma buona, e nel concetto di solitudine speranzosa che esprimi, ciao

  2. leggendola mi hai dato modo di riflettere sulla lirica, sull’andamento interno del verso e la scelta delle parole più che la solita , per me, sopravvalutata rima/assonanza… ci sono parole che in qualche strano modo trovano noi, sennò non risuonano. Non so spiegarmelo in altro modo.
    Bellissima. Complimenti!

  3. a parte le rime o le assonanze rimane uno spaccato di te, esposto con la solita bravura e l’indubbia maestria nell’usare le parole. Infatti ognuna di esse trova la spinta per essere voce e non solo nero inchiostro, onda che arriva e lambisce. Bellissima Salvatore, complimenti.

  4. (se sbagli a baciare come sbagli a scrivere puoi ritenerti salvo, che non è solo un diminutivo del tuo nome ma anche un quasi difetto che farebbe antipatia eh, che uno mica può essere bravo a fare tutto… e che cazzo… :-))))
    (abbracci, G.)

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