Inizio turno
in certe fabbriche
si entra per caso, profumati
d’orgoglio, mare, inerzia dell’alba
un giocattolo appena nato
tra mani devote
una piuma, il filamento
ali malferme su stormi d’uccelli
e acrilico azzurro, col sudore della fronte
giurano solenni
coincide il pezzo, l’occhio
il giro di corda
un getto di plastica rimesso da Dio
le istruzioni per l’aria, un pò d’uso
ed io – fermo
braccia spalancate, sorriso d’ebete
uno spaventapasseri
che piange, si spoglia
altrove
Questo è un omaggio a Tommaso che ringrazio per l’incipit mentre rifletto:
chi sa dove spariranno a mezzogiorno tutti questi uccelli sorpresi
in un ultimo pasto d’asfalto
Ma sei una meraviglia sei! Sorrido tantissimo. Sembra un ritratto / autoritratto, insomma, mi ci vedo lì dentro.
Contentissimo che tu ti sia ritrovato, questo grazie al tuo incipit che aveva già dimensioni immense. Ho provato a seguire un filo logico, ma al contrario, per fare il punto della situazione e capire dove finiranno. Sono di coccio, cerco sempre una risposta anche quando non è necessario. Per fortuna non c’era nulla da capire, ti convalido il mistero, e tale resti! Ciao 😀
Di coccio, come un vaso che contiene l’universo 🙂
🙂