Barba e capelli
Seduto qui, rovisto la pioggia
ferma negli angoli
mi pizzico le labbra dal giorno
in cui – voltasti le spalle
nelle campane tirate a lucido
che squassano i cieli
sorrisi rimontati in fretta
tredici tocchi e malori al centro
dello stomaco, ti piegarono
davanti agli ospiti eleganti
suocere sgranate
neanche avessero vinto la pietra di Mosè
un orsacchiotto bianco al tiro a segno
Se adesso ho poca stima di queste ossa
cosa pensi di me tacito
degli occhi grigi e il sangue bruno
mentre incrocio le mani,
forse le poggerò sulle ginocchia – più tardi.
Non so se accavallo bene le gambe
per intero, non so bene dove mettermi,
ovunque sia il tuo pianto
ti lascio un po’ di sedia, sono qui
che mi sposto
Mentre il barbiere ti accorcia i capelli
e massaggia le guance di crema limone,
mi tormenti e guardi da uno specchio
affaticato di cose lucide – annacquate
ed io, non so reggermi
butto gli occhi su un quotidiano
a leggere storie di importanza alcuna
una pubblicità per essere belli.
Tiro un sospiro, lo improvviso – attendo il turno
masticandomi.
Salvatore Leone 2015