L’ulivo dietro casa
C’era sempre il grido
di una madre
se correvo nel fiume
risalendo la melma delle rose
anguilla appassionata di sorgenti
non volevo essere un infranto
di battigia e pietra
ogni volta era una madre
che non mi trovava
non seppi mai a che gioco tremare
c’era sempre un languore
profumo dei gelsi nel rottame
non volevo saperne della sintesi
di carezzare guance morte
adesso che sono al mondo
nel punto esatto in cui muore
nella fretta di ridurlo male
potrei vomitare l’acqua bevuta
battezzarmi con mani
fredde, appena immortale
discreto come l’ulivo
dietro casa, che si confonde
nel grigiore d’inverno
e quando a Maggio si fa da parte
umiliato dal pesco
non vi è stagione che tollera
il suo pianto, sbadatamente nutre
un anno si, quell’altro no
e non per nulla usato
in un attimo di pace.
Salvatore Leone 2015
Rimango sempre affascinata dall’intensità, e toni particolarmente originali, del tuo scrivere….
Felice sera
Grazie Silvia, buona serata a te!
Intensa, bella. Un saluto. Marisa
Grazie Marisa, un caro saluto!