Gerusalemme
Entrerò a Gerusalemme con tre nomi
Salvatore, Giovanni, Massimo
il fiato di chi ha camminato a lungo
sbracato nel visone color miele
e destro, un maiale al guinzaglio.
Griderò ai padri che mi hanno venduto
e poi adottato, in affido qualsivoglia cane
sapessi tremare almeno
nel raccontare fiabe, preghiera
di schiene logore, asciugarmi la bocca
ma è tardi sui fianchi.
Come potrei ricordare giorni mai vissuti
il nome giusto negato al fonte
senza tracce di saliva agli angoli
come potrei somigliare al tipo
messo lì, magnifico ed estraneo, tendere
fandonie, storie indicibili, raccapezzate
che non mi è familiare il sangue.
Ne rimane un figlio spogliato che balbetta
di memoria alcuna.
Salvatore Leone 2015
“Le cose più improbabili sono quelle che veramente accadono”, mi vien da pensare leggendo. Tra le molte immagini che dipingi qui ho preferito i versi del cane e del figlio.
Si Davide, le cose più improbabili sono quelle che accadono e rimagono nella memoria dell’uomo, il resto dovrebbe inventarlo adesso – Anche se si tratta di una semplice verità. Un saluto 🙂
Chissà, forse non c’è nulla di più complicato delle semplici verità… ma sono concorde sull’hodie facias.
Ricambio il saluto.
Non c’è traccia Qui di indicibili frasi banalotte, sempre “attenta” nel seguirti…
Grazie Marianna, e buongiorno! 🙂