U biunnu
Ogni uomo qui ha il suo rumore
d’anca, nelle braccia, il dovere dell’ossa
così l’ingiuria rimane sopra, battesimo lesto.
Qui, tutti sanno ancor prima che tu pianga di nascita,
non ti chiamano col nome del padre, usano nomignoli vistosi,
di somiglianza a certi santi. A Nessuno qui deve sfuggire
l’accorto odisseo, il demone che lo ha deviato dalla Sicania.
Nei velluti rossi che aprono la terra asciutta
le drammatiche cere ai volti, e finché morte
si addormentano nei pomeriggi muti.
Ma quando è notte le strade sono scure scure
e il ragazzo biondo si volta al fischio, a quell’ora
le cicale sono stanche, pure U biunnu è Nessuno.
E’ qui che assisto alle tragedie.
Salvatore Leone 2017
Una comunità “chiusa”, dai commenti, spesso pesanti, ai quali è difficile sfuggire
Ti leggo sempre con piacere, Sal, buon pomeriggio,silvia
Grazie, Silvia, il piacere è mio. Buona Domenica.
Piaciutissima l’immagine inserita in questo brano poetico
Grazie Silvia 🙂