Rocce nere
Dei miei cento padri ho l’arguzia
vetro aperto negli occhi,
basse stature ad annusare la terra,
nocche arrossate fredde.
A loro rassomiglio nei tratti della fame
bocca orfana di madre, nella porcellana grande
della testa, brevi spalle dimenticate al cespite.
Di lei, ho il corvino di mosse brevi nei capelli
faccia turgida e malata, labbra finemente secche.
Da lei voragini di rocce nere,
lunghe notti ingoiate nel canto umido
da cui provengo. E il mio petto,
dove si accasciano i miei re
corone decapitate e in oro,
profuma di arroganza e viole.
Salvatore Leone 2017
Molto bella questa poesia sui tuoi tratti, riflessi in quelli dei tuoi genitori. O si può dire anche il contrario?? In ogni caso la tua foto da ragazzo è uno spettacolo!! 😊
Beh, più che dei miei genitori, si tratta di opposti ingestibili, difficilmente separabili, dove convergono senza ma. Non sono io, è una foto di Von Gloeden, sui ragazzi di Taormina alla fine dell’800 😀
Cavolo ti somiglia molto, soprattutto l’espressività degli occhi. Pensavo fossi tu giovane con i capelli!! 🤦🏻♂️🤦🏻♂️😂
Von Gloeden, mai sentito!! Uno degli olandesi del Milan?? 😂
Perdona la mia ignoranza, ma lo “googlerò”, ed imparerò una cosa nuova!! 😊
In effetti, mi sono riconosciuto in quel ragazzo. Von Gloeden ha fatto conoscere Taormina al mondo, fotografando i suoi ragazzi. Googlalo si! Un abbraccio, Sephiroth!