Di Maggio
Che pena avevo
del ciliegio baciato nel tronco
fatto avvenuto di notte
a gelsi straziati coi piedi,
che pena mortificato di aria
e braccia fiorite e la finta del volo,
c’erano l’uomo e il fuoco
annusando precipizi di lava,
che pena avevo di Maggio
dei genocidi profumati
alle tempie, ossa spezzate
di mandorlo e pesco.
Qui è festa di morti ad ognuno
nella terra umida che diverte.
sl2018