Rosso imbroglio
Al colpo inferto e la grazia
parlate di fiori che abbelliscono,
del grido che mi profuma le costole.
Avete appigli di corallo,
rose completamente sbocciate
all’addome, che nessuno teme o pianse.
Vi venisse il dubbio del sangue
rosso imbroglio che si posa alle mani
ciliegie a bocca di morto.
Sono qui a pregiarmi di voglie al collo
notti che non ho saputo scuoiare
per un po’ di luce, una schiena da mettere
a giorno
Non mi piacciono i nomi che date ai fiori,
li avete presi ai morti.
Alle rovine della tempia nell’acqua
e voi che mi chiamate.
Non credo agli scarlatti sui polsi,
alle croci di Maggio,
cieli che cadono dissanguati,
a voi che correte vantandovi
dei bei tramonti.
Eppure, dagli anemoni che bucano
il ghiaccio sporco degli occhi,
le folate addolciscono le guance
senza che nessuno cada in disgrazia
o che si faccia male.
Senza che nessuno bruci.
sl2018
A parte il testo sempre così intenso, disperato e appassionatamente cruento, le immagini che scegli sono straordinarie! Questa mi fa pensare ad Alma Tadema…
Visto mai l’opera”Le rose di Eliogabalo”?
Grazie, Poetella! Non ho mai visto Le rose di Eliogabalo. La cercherò!
😊😘
A volte le parole degli altri veramente dicono poco di noi… ma se non le usassimo sarebbe molto più difficile (anche se forse non impossibile) venir capiti.
E quell’imbroglio rosso – chissà – diverrebbe più scuro ancora.
Complimenti.
Grazie, Davide!