Razza bianca
Sono di razza bianca
come la luce e la neve,
eppure non vi sono piaciuto
Le rose malate dell’iride
non sopportano il sole che mi piaga,
e tutti gli uomini
a vedermi, fanno gli scongiuri
mi considerano una maledizione del cielo
Sono il ritratto di un Dio anemico
che non distingue la pelle dei figli
Parlate di uguagliare le braccia
alle persone, le schiene ambrate
a quelle fredde dei ghiacci.
Eppure vi coprite occhi e faccia
a guardarmi
Sono di razza bianca
come la luce e le ossa
un fallimento avvenuto in cielo
chissà quando
di un creatore che non si fece mancare nulla
che avrebbe voluto un po’ di quella carne
Tenetevi i musi neri, i capelli ramati
quei sorrisi tenui e giallastri
siate di buon fango meticcio
che a essere Uno
vi siete additati e poi ammazzati
Sono di razza bianca, spettacolo
di cristalli che muoiono al sole.
sl2018
ottima scrittura, senza sconti o immediatezze ruffiane
Grazie, Flavio! Non riesco ad essere ruffiano con l’assolutismo a cui si ambisce. A volte l’assolutismo avviene, perché il “creatore” non si fa mancare nulla, ma è pelle che non sopporta il sole, e brucia gli occhi. Se ognuno osannasse i propri limiti e quindi le ricchezze, forse saremmo tutti più sereni.