N. 1305
Questa volta
nessuno mi tocchi i capelli
la luce convenuta in fronte.
Hanno messo mano al giudizio universale,
una cernita ai fiori di Apollo,
come se ne sapessero di rose bourbon
o dei gelsomini sfrontati di notte.
Non voglio che quella gente si avvicini alla testa,
hanno mani nella terra, e le unghie antiche
dei padroni, croci a peso d’oro,
loro che si prendono il merito dei gladioli
portati alle braccia come figli morti
dopo averne baciato le ossa
la colpa, il battesimo
di non profumare abbastanza.
Questa volta
è sovrano l’anthurium, lingua di demone
che vi porta le scuse dei fiori,
gli omaggi di quegli uomini.
Non mi toccheranno le guance i capelli
sarà spargimento quieto di tramonti.
E le mie braccia ai muri chissà
un rampicante selvaggio
buttato all’acqua e al vento
di cui nessuno si accorge.
sl2018
Bravo!
Mi piace proprio come scrivi, ragazzo!😘
Grazie, Poetella! 🙂
“Non voglio che quella gente si avvicini alla testa,” noto con piacere tra i tanti di questo brano così ispirato e ben scritto, il verso che sopra ho citato, stupendo sacrale, pieno d’amore. un vertice nella tua poesia. Bravo.
Grazie, Flavio!
grazie a te che l’hai composta