
Mi sono improvvisato poeta
Mi sono abituato alla solitudinecon la rivolta dei gelsomini, a porte sprangate
ho buttato giù due righe. Il vino c’era.
Mi sei venuto in mente quando gli sciacalli di Ben Alì
terrorizzavano grandi e piccoli nelle case.
Allora ho buttato giù due righe,
mi sono improvvisato poeta
nelle carceri argentee della luna,
in qualche modo tu dovevi sopravvivere. Sono rimasto infantile
perché andavo per strada nelle ore di coprifuoco,
non per incoscienza, ma per sbadataggine
dondolando le braccia, scanzonato
e sorridendo al mio cecchino.
Ho rovinato le mie ossa in un hammam
non temo i tramonti ormai adulti sul ventre
non temo l’imbrunire, mi sono improvvisato guardiano
ai primi luminari delle tue scapole.
sei sempre potente
Grazie, cara!
magnifica anche l’altra che ho appena letto.
le tue poesie straziano…
Un abbraccio
e uno a te!
Questa poesia è speciale, bellissimo leggerla. Lila
Grazie! 🙂