L 21
Vengo solo a riposare le gambe
i miei ginocchi d’errante, sbucciati nei ghiacci
oppure ė deserto a me caro. Vengo da giostre di cavallucci
e musiche storte, da ubriacature a colline alte
dove ho perduto il senso nelle mani, fra tutte e due gli occhi,
e del limone Qui seduto il mare non ha odore.
Vengo a rigirare la sabbia, creo file di pietre bianche,
nell’oriente mio capovolto si spezzano in quest’ordine:
vento, poi la brezza, poi la rosa.
Nel chinarsi d’alba e dal torpore
si placano sete e dolori, brillantezze di sale
alla fronte gelida. Vengo a giocare nella sabbia
indossando alghe come collane, un cielo ricreato
da occhi neri neri.
Io sento le sirene cantare, e tu
Salgo sulle spalle dei ciclopi
Spezzo trombe d’aria con la preghiera
E tu, che fai
Da quale inferno arrivi e carnaio
Da quale giorno in mio onore
vieni con un cenno a salutare
e poca voce.
sl2019