Intervista agli inferi
Non ero così superbo
nessuna invidia per il Magnifico
se l’obbedienza rende simili a Dio
se l’unica colpa era la mia bellezza
lo splendore al dispiegare delle ali
quando Nulla atteggia perfezione, esseri divini
Ricreato a Sua immagine e tatto
incosciente monologo di specchi celesti
ormai sterili, noia ai poli inversi
E’ lecito distinguersi per non morire
e quel giorno un angelo, il più ruffiano dell’Etere
mi cacciò via con lance di fuoco
il disprezzo più tagliente degli occhi
Abbandonato in una crepa oscura
fui incoronato re di ogni escremento
della pelle putrida, l’infimo fetore,
imparai a strisciare immondo
nutrendomi di fango e sterco.
Ho vene roventi, respiro melma
e adesso che sono anche sale
della brezza che vi lambisce la bocca
sputo poison, ego soy حيوان
שפה ללא שש קרנות
Ricordo reclute un tempo assegnate
a cena ero il tredicesimo dei commensali
insinuato nelle carni di una donna
c’est clair, mi dimeno
comme une perspicace concubine
et je tremble.
Delineo ombre abbracciando lussurie
un languore – sei gomitate al ventre
perché sia luce
All’alba, senza troppo esitare
mi chiamarono Lucifero
il portatore di luce
non mi fu concesso amarLo
Salvatore Leone 2014
Splendida “intervista” !!!!
Grazie Patrizia 😉
Questo tuo scritto mi piace particolarmente. Ho un’attrazione viscerale per gli altari che “lacrimano”
Oltre Me Grazie!
ho vene roventi, respiro melma: già solo questo umanizza il povero satanasso il cui destino è stato quello di diventarlo a maggior gloria del suo creatore. Poesia elegante, ben scritta, particolarmente bella la penultima lunga strofa, volutamente caotica e disperata. Tu con la penna ci sai fare, un piacere per me averti letto.
Grazie Flavio, detto da te mi fa davvero piacere
Mi piace ma sono sincera, mi dà un po’ di agitazione questo tuo scritto…
Si Lila, la mia intezione era proprio questa 😉
Che te possino! 😉